Di Cleziana Iacona
“Non esiste la possibilità, in alcun modo, di richiedere ferie a Natale” ci racconta Paolo (nome di fantasia) un lavoratore impiegato nel settore dell’aviazione.
Circa ad ottobre si apre una finestra temporale in cui poter richiedere le ferie; prima invernali e poi estive (l’estate in aviazione è considerata da aprile ad ottobre). A dicembre, nel periodo di Natale non esiste proprio la possibilità di selezionare i giorni di ferie sul sistema, non le puoi prendere.
Questa però è solo la punta dell’iceberg, perché le irregolarità e il controllo esercitato dall’azienda, sui lavoratori, persiste tutto l’anno
Noi abbiamo questa problematica con i giorni di malattia: se ad esempio sono stato male uno o più giorni, a ridosso di Natale, la compagnia eserciterà terrorismo psicologico. Se dichiari la malattia vicino alle ferie o vicino ai giorni off, ti sottopongono ad un meeting con convocazione in ufficio, chiedendoti se stavi male davvero. Ti chiedono “ma sei sicuro?” Ti dicono “Se verificassimo col medico, tu effettivamente risulteresti malato in quei giorni?” Per questo motivo, tante persone sono spaventate dal chiedere malattia anche quando stanno male davvero.
Minacce velate e pressing psicologico: tutto questo fa parte della quotidianità dei lavoratori
L’azienda manda spesso dei promemoria dicendo che in aviazione bisogna sempre essere “fit to fly” ma al contempo non ti permettono di richiedere la malattia. Arrivano lettere intimidatorie di licenziamento a molte persone perché hanno richiesto permessi di malattia quattro volte in un anno. Arrivano lettere, final warning, mail in cui dicono che sono emersi dubbi sulla veridicità del certificato medico presentato; mettono in dubbio un documento firmato col timbro del medico. Quando vieni convocato per un meeting di questo genere, la giornata di lavoro non viene pagata e detraggono questi soldi dal tuo stipendio. Per fare ciò ti mettono in “day off” e ti convocano in ufficio in meeting.
Anche durante l’orario lavorativo emergono delle irregolarità
Esistono delle limitazioni legali che in Europa sono regolamentate dall’ EASA (Agenzia dell’Unione Europea per la sicurezza aerea). Noi possiamo lavorare per un massimo di dodici ore, più eventualmente, due ore di “captain discreption”: se tutto l’equipaggio è “fit to fly”, quindi se tutto l’equipaggio dopo dodici ore di lavoro sostiene, nonostante la stanchezza, di riuscire ancora a volare per fare ritorno a casa, si può estendere il duty di due ore, arrivando a quattordici ore totali. Questo dovrebbe avvenire teoricamente in occasioni eccezionali non pianificate, invece succede frequentemente, ed è quasi pianificato dall’azienda. Molto spesso pianificano dei voli che sono già in ritardo, ciò implica che tu sai già che andrai in “captain discreption”, che andai oltre il limite legale, ma la compagnia lo ignora sfruttando questo cavillo legale.
Il monte ore registrato dall’azienda sembra non corrispondono al vero
L’altro giorno siamo atterrati in Portogallo e l’aereo era rotto, l’azienda ci ha fatto aspettare quattro ore all’interno dell’aereo dicendo “vediamo come va” “provate voi a sistemare” “facciamo venire degli ingegneri da un’altra base”. Dopo queste quattro ore, dalle cinque del mattino circa alle dieci, ci mandano in hotel; per arrivarvi, impieghiamo circa mezz’ora in taxi. Ci mandano in un hotel che non aveva la “reservation”, quindi abbiamo dovuto anticipare di tasca nostra per poi essere rimborsati. Stiamo in hotel per due ore finché arriva una chiamata e ci dicono di tornare in aeroporto. Loro hanno dichiarato nella schedulazione della giornata che abbiamo lavorato dalle cinque del mattino alle dieci, con una pausa in hotel fino alle diciotto; cosa non vera poiché l’hotel era pagato fino alle quattordici. Le ore in hotel non sono state considerate come ore di lavoro perché contavano come ore di riposo, dalle diciotto all’una del mattino hanno segnato le ore di lavoro. Mentre loro hanno conteggiato circa tredici ore di lavoro, noi ne abbiamo fatte circa ventidue. In tutte quelle ore devi essere vigile tanto da poter assicurare un aereo.
Tutto questo infierisce e condiziona negativamente la vita privata di migliaia di persone che hanno scelto questa professione nonostante comportasse, già di per sé, un grande sacrificio in termini di rapporti e relazioni
Il problema dell’aviazione è che normalmente si hanno reperibilità e giornate di servizio. Non si riesce a pianificare nulla: una routine del sonno, una routine alimentare, per non parlare poi della vita sociale. Non si può pianificare neppure una visita medica. Se devi affrontare due voli da due ore e mezza ciascuno ed è prevista una giornata lavorativa di undici ore e trentasei minuti schedulata, sai già che andrai oltre le dodici ore previste, perché la scala potrebbe arrivare in ritardo, il turn around richiede tempo, i passeggeri devono salire a bordo e bisogna effettuare le procedure. Un minimo di ritardo lo si accumula sempre, ma all’azienda questo non importa perché pagare due equipaggi differenti costa di più: nel cambio equipaggio si spende più tempo a preparare l’aereo e questo aumentano i costi perché più l’aereo sta in aeroporto più costa.