Di Matteo Iannitti
In vent’anni la Sicilia ha perso 200mila abitanti. Nello stesso periodo, dal 2002 al 2023, in Italia gli abitanti sono aumentati complessivamente di 2milioni. Il crollo demografico oggi colpisce tutte le regioni italiane, la Sicilia più delle altre.
Parlano i numeri. Nel 2002 in Sicilia ci sono state 51mila nascite e 46mila morti. Nel 2023 ci sono state 35 mila nascite e 56mila morti. Vent’anni fa nascevano 5mila persone in più di quelle che morivano. L’anno scorso sono morte 21mila persone in più di quelle che sono nate. Il saldo naturale si riflette direttamente sulla popolazione scolastica. Dal 2023 al 2024, in un solo anno, il numero degli iscritti nelle scuole è diminuito di 10mila. Bambine in meno, classi in meno, docenti in meno, scuole chiuse. Nel 2002 gli iscritti alle Università statali siciliane erano 149mila .Nel 2024 sono scesi a 106mila. 43mila studenti universitari in meno in vent’anni. In Sicilia ci sono un milione 157mila immobili residenziali vuoti. A questi dati si incrociano quelli dell’emigrazione e di chi, pur residente in Sicilia, abita altre parti d’Italia e del mondo. Si stima che ogni anno circa 20mila siciliani lasciano la Sicilia. Come se un intero grande comune ogni anno scomparisse del tutto.
I migranti siciliani vanno via in aereo. Nel 2002 sono transitati dall’aeroporto di Catania 4 milioni di passeggeri, nel 2023 sono stati 11 milioni. Numeri che non coincidono con l’incremento turistico. Nel 2002 i dati della Regione Sicilia sui flussi turistici riportano 13milioni 236mila presenze, nel 2023 le presenze in Sicilia sono state 14milioni 783mila. Gli aerei, solo in piccola parte, ospitano viaggiatori che approfittano delle compagnie low cost per visitare la Sicilia. Solo in piccola parte sono riempiti da donne e uomini d’affari che raggiungono la Sicilia per lavoro. Per la stragrande maggioranza sono occupati da pendolari moderni, che tornano una volta ogni tanto per rincontrare i loro cari.
* * *
Quando ero piccolo e andavo nel paese dei miei nonni, Palma di Montechiaro in provincia di Agrigento, rimanevo affascinato dalle targhe delle auto. Svizzere, tedesche, belghe. Erano diversissime dalle nostre, coloratissime. Avevo imparato a riconoscere i simboli delle città e delle province tedesche. Erano le macchine dei “germanisi”, di quelli che erano emigrati in nord Europa a e tornavano per le vacanze estive in paese, portando con sé eleganti macchinoni mercedes e bmw. Per semplificare erano emigrati in Germania anche se in realtà stavano in Francia, in Svezia, in Austria, in Svizzera, in Olanda…
Non avrei mai immaginato che quell’emigrazione che all’epoca mi sembrava così distante, così esotica, sarebbe diventata normalità per la mia generazione. A Natale, a luglio, ad agosto tornano tutti. Le nostre città si riempiono di amici, compagni di scuola, zii, fratelli, padri, mogli, mariti, compagni, figli come se tutto d’un tratto la Sicilia riacquistasse tutti i suoi abitanti. Una festa grande, un abbraccio collettivo. Il 6 gennaio e il primo settembre si svuota tutto di nuovo. Si svuotano le case, si svuotano le tavole da pranzo, si svuotano i cuori. In quei giorni gli aeroporti, le stazioni, le fermate degli autobus sono affollate all’inverosimile. Centinaia di migliaia di siciliani piangono per la lontananza, piangono per la gioia di rivedersi. Mentre viscidi politicanti fanno finta che quelli che arrivano siano tutti turisti.
* * *
Non si va via solo perché non c’è lavoro o perché non c’è l’università. Spesso si parte per il gusto di sperimentare, di guardare nuovi orizzonti, di vivere altre vite, di provare nuove passioni. Si parte per sentirsi liberi, per raggiungere amori, per scappare da vecchi amori. Si parte perché affascinati da nuove terre, nuove città, nuova gente. E chi parte per queste ragioni, anche se la Sicilia fosse un paradiso terrestre colmo di opportunità di lavoro, partirebbe lo stesso. Ed è giusto così.
Nel 2024 la Svezia ha avuto un saldo migratorio negativo. Non capitava da cinquant’anni. Gli emigranti hanno superato gli immigrati. Le città svedesi hanno perso abitanti. Soprattutto giovani affascinati da altri paesi del mondo, stanchi di restare nelle loro città.
Tutti dovrebbero avere il diritto di muoversi, spostarsi, vivere da cittadini del mondo. Ma non tutti possono. Il passaporto italiano è il secondo passaporto più potente del mondo. Ovvero il passaporto con il quale si può raggiungere senza visto un numero altissimo di stati. Il primo in classifica è il passaporto dei cittadini di Singapore. L’ultimo, quello meno potente, con il quale senza visto non puoi andare da nessuna parte, è il passaporto dei cittadini afgani.
* * *
Pensate a quanto siamo stupidi e crudeli. Lasciamo morire migliaia di bambini in mare per impedirgli di raggiungere la Sicilia, mentre in Sicilia le città si svuotano, le scuole chiudono e la nostra isola diventa un deserto.